Approfondimento

EDUCARE: il coinvolgimento emotivo e la "capacità negativa"

In ogni azione educativa che intraprendiamo, un gesto o uno sguardo, un SI o un NO, un progetto o un dialogo... è sempre presente il coinvolgimento emotivo, tanto più forte quanto più stretto è il legame affettivo nella relazione.
Dobbiamo cioè fare i conti con quanto la nostra emotività infulenza le nostre azioni educative: per chi lavora in educazione (ma anche per chi agiscce un ruolo educativo come quello genitoriale) le emozioni sono uno strumento e come tali vanno utilizzate. Occorre ri-conoscerle, accettarle (sia quelle "positive" che quelle "negative")per non lasciarsi travolgere nè cedere alla tentazione di ignorarle... Occorre prendersene la responsabilità: la Responsabilità emotiva, che in una relazione educativa è naturalmente a carico dell'educatore.

La "capacità negativa" è invece la forza di sottrarsi alla spinta emotiva che ci porterebbe spesso a voler risolvere una situazione educativa (un problema, qualcosa che ci fa soffrire e che fa soffrire i nostri figli, allievi...) nei tempi e nei modi che noi - cioè l'educatore- riteniamo giusti.

Molte volte invece i problemi necessitano di molto tempo prima di trovare una soluzione e in questi tempi non si può far altro che STARE nella situazione, nella relazione e CONDIVIDERE con chi la vive (il bambino, il ragazzo) la RICERCA delle possibili vie di uscita, che possono essere anche molto diverse da quelle che noi adulti avremmo voluto.


6 commenti:

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  2. Ciao,
    sto partecipando agli incontri “Famigliarmente: affido, appoggio,accoglienza” e li ritengo per me ricchi di stimoli.
    Il concetto che è stato affrontato di capacità negativa mi è risultato inizialmente un po’ ostico ma poi nel momento in cui l’ho compreso meglio mi sono trovata in pieno accordo.
    In accordo sulla necessità che alcune situazioni richiedono di mettersi momentaneamente da parte senza intervenire, di saper stare nel momento che si sta vivendo aspettando e rispettando i tempi che sono propri dell’altra persona.
    Si è fatto riferimento a situazioni di sofferenza dell’altro in cui è difficile per l’educatore “stare” nel dolore, in cui si vorrebbe accorciare la “pena” e portarla in fretta ad una soluzione.
    A mio parere la capacità negativa può essere generalizzata a qualsiasi altra situazione carica di emozione.
    Mi vengono in mente momenti di stupore, meraviglia o gioia che il bambino attraversa e in cui si immerge totalmente (penso a titolo di esempio a quelli legati ad una nuova scoperta, ad un nuovo apprendimento). Anche in questi casi penso sia altrettanto necessario che l’educatore sappia stare nella situazione e nell’emozione senza sottovalutarne l’importanza e aspettando i tempi del bambino per riprendere il cammino. Spesso mi accorgo che il tempo “non c’è perché c’è altro da fare e si deve andare avanti”, “non c’è perché altro è importante”.
    Cosa ne pensate?
    Chiara

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  3. Bello!
    Sai che non ci avevo mai pensato? La Capacità negativa anche per attraversare emozioni e situazioni "positive". Carino...
    Effettivamente mi pare che noi adulti "educatori" a volte tendiamo a scappare anche da quei momenti che dovrebbero essere più piacevoli. Come gli esempi che hai fatto tu.
    Imparare a STARE nelle emozioni (innanzitutto le nostre) invece è un gran bello strumento educativo. Altrimenti rischiamo di perderci e di far perdere, momenti preziosi.
    A presto!
    Luca

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  4. Faccio l'insegnante con adolescenti e mi capita spesso di dover ricorrere alla "capiacità negativa", quando per esempio vorrei che i ragazzi delle mie classi la piantassero subito di fare gli scemi... Specialmente all'inizio dell'anno nelle prime (ITIS e IPSIA) quando ci vogliono due o tre mesi e tanta fatica prima di trovare una classe in grado di seguire una lezione come si deve... Beh, la voglia di piantarli lì e andarmene è tanta... Ma anche il dispiacere di vederli perdere tempo e non imparare niente, come vorrei io per loro.
    Insomma devo proprio ricorrere alla massima pazienza e fiducia per dirmi che poi, col tempo, insistendo, lasciando aperte le porte della relazione... piano piano i risultati ariveranno.

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  5. interessante il dibattito intorno al film anche solo...
    ma tratta di una moglie/madre che, come si diceva una volta, ha abbandonato il tetto coniugale
    oggi mi sembra che invece i casi più frequenti siano di separazione giudiziale o consensuale ma di regola altamente conflittuale
    con gravi conseguenze per i bambini e ipoteche perisolose per la loro stessa crescita e relazionalità
    puoi stimolarci su prospettive di questo tipo magari ancora attraverso un libro o un film?
    grazie
    ciao
    paolo

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  6. Un bel film che consiglio agli "educatori" (compresi genitori, insegnati...) è "preferisco il rumore del mare" che abbiamo utilizzato per discutere sulle esperienze di accoglienza e affido di minori.
    Si vedono bene le relazioni e i vissuti dei protagonisti: gli educatori, con tutti i loro limiti e le difficoltà a conciliare i ruoli educativi con la loro vita relazionale, lavorativa ecc. e i ragazzi con i loro vissuti e le loro immagini riapetto agli adulti.
    Anche il finale resta aperto alla ricerca, come lo è l'educazione...
    BUona visione!
    Luca

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